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Sei buone pratiche per lavorare in sicurezza in spazi confinati

09 marzo 2018

di Alberto Pinato

Quali sono le best practice da adottare per lo svolgimento di attività in spazi confinati?

La recente tragedia occorsa alla Lamina Spa di Milano, dove hanno perso la vita quattro operai all’interno della fabbrica specializzata nella produzione per la laminazione a freddo di nastri di alta precisione in acciaio e titanio, ha riacceso il dibattito sulla criticità delle attività svolte in spazi confinati e sulla difficoltà di applicazione di un decreto (il DPR 177/2011), il quale è nato dall’esigenza di garantire la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti confinati o sospetti di inquinamento, ma che, ad oltre 6 anni di distanza dalla sua emanazione, lascia ancora aperti diversi dubbi ed interpretazioni sulle corrette modalità applicative e parallelamente amplifica la mancanza di una vera normativa tecnica di riferimento.

Non potendo analizzare quali possano essere state le varie concause che hanno portato all’infortunio, in quanto tuttora oggetto di indagine da parte della Magistratura, né volendo trattare e citare riferimenti normativi, vale la pena soffermarsi sulle corrette modalità operative e best practice da adottare per lo svolgimento di attività in spazi confinati:

  1. Carta di identità degli spazi confinati. La pianificazione di ogni tipologia di intervento e la profonda conoscenza degli spazi sono fattori fondamentali: occorre pertanto individuare e classificare tutti gli spazi confinati presenti all’interno dell’impianto/unità produttiva elaborando una sorta di “carta di identità” di ciascuno spazio confinato che contenga le relative informazioni e consenta di effettuare una corretta valutazione dei rischi :

    - Caratteristiche geometriche (dimensioni, n° di accessi/passi d’uomo, modalità di ingresso e uscita, accesso tramite scale di impianto o alla marinara, eventuale presenza interna di piatti distributori, filtri, setti divisori etc..)

    - Caratteristiche impiantistiche (tipologia di fluidi processati durante le operazioni o prodotti  da reazioni di processo, tubazioni e impianti collegati all’apparecchiatura etc..).
     
  2. Mappare le attività e i rischi di ogni spazio. Occorre individuare tutte le attività da svolgere all’interno di ogni spazio confinato (manutenzioni ordinarie, straordinarie, lavori a caldo etc…) e individuazione dei rischi in relazione alle caratteristiche di ciascuno spazio confinato (di cui al punto 1).
     
  3. Procedure operative specifiche. Si tratta di elaborare procedure operative specifiche per operare in spazi confinati, in cui per ciascuna fase di lavoro vengano individuate le misure preventive e protettive da adottare, le relative figure preposte all’effettuazione e le modalità autorizzative (ogni procedura deve prevedere l’analisi di tutte le casistiche di rischio che si possono presentare in relazione alle caratteristiche dell’ambiente stesso, alle attività da svolgere, all’esperienza pregressa per attività analoghe, a possibili variazioni o a malfunzionamenti di alcuni sistemi etc.. ).
     
  4. Le misure previste devono necessariamente essere univoche (senza dar luogo ad interpretazioni) e fare in modo che l’esecuzione di una fase di lavoro possa avvenire solo se le misure di sicurezza preventive sono state attuate e non possano essere modificate (es. disattivazione di un sensore/rilevatore o rimozione di un disco cieco in un circuito a monte dell’apparecchiatura).
     
  5. La gestione dell’emergenza e del soccorso/recupero di un eventuale infortunato deve essere trattata come una qualsiasi fase di lavoro; deve essere quindi garantita un’opportuna progettazione, individuando preventivamente le modalità da adottare in caso di emergenza (individuazione degli accessi per il recupero del personale, valutazione degli spazi interni, predisposizione di attrezzature e mezzi idonei, individuazione delle modalità di comunicazione, attivazione e gestione dell’emergenza, personale addetto al recupero e soccorso, etc…).
     
  6. Formazione del personale. Definiti i punti precedenti occorre infine che tutto il personale che opererà all’interno degli spazi confinati (sia personale diretto che dipendente di imprese terze con contratto di appalto) sia a perfetta conoscenza delle informazioni sopra riportate, sia tramite verifica dell’esperienza e formazione pregressa (sugli spazi confinati in generale, sui rischi associati etc..) sia soprattutto tramite partecipazione a specifici corsi/incontri atti a diffondere tutte le informazioni specifiche degli spazi confinati riportate ai punti precedenti.  L’acquisizione di queste prassi operative deve essere inoltre rafforzata tramite utilizzo di diversi canali comunicativi (es. predisposizione di pannelli e cartellonistica in prossimità dello spazio confinato, indicanti caratteristiche e rischi, diffusione di opuscoli informativi, istruzioni audio/video etc..).
     
  7. Attuazione della procedura e simulazione di emergenza. L’attività dovrà quindi essere svolta seguendo in maniera precisa quanto riportato nelle procedure operative specifiche, provvedendo all’immediata interruzione/messa in sicurezza qualora dovessero presentarsi eventualità non considerate durante la fase di pianificazione. Periodicamente, prima dell’inizio delle attività, dovrà essere inoltre concordata l’effettuazione di una simulazione di emergenza (al primo accesso all’interno di uno spazio confinato, successivamente a modifiche impiantistiche etc..)
     
  8. Verificare l’efficacia e riprogettare. Completata qualsiasi attività è infine buona prassi effettuare un confronto per verificare se l’attività è stata eseguita esattamente come progettata, oppure sono occorsi degli imprevisti/variazioni che ne hanno necessariamente richiesto una riprogettazione durante l’esecuzione. La raccolta di tali informazioni sarà di fondamentale importanza per riprogettare attività analoghe in altri spazi confinati ed accrescere ulteriormente il livello di sicurezza per attività future.

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Come operare in sicurezza negli spazi confinati: ricordiamo sei best practice imprescindibili.

  • Alberto Pinato

    Alberto è un ingegnere ambientale impegnato da oltre 18 anni nel settore HSE, in particolare nell’Onshore Oil&Gas Industry. Solida esperienza in materia di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro.

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