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Il nostro futuro passa attraverso le città

22 gennaio 2018

di Emanuela Sturniolo

Il futuro avrà come scenario le città

D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Così diceva Marco Polo a Kublai Khan, nel famoso romanzo “Le città invisibili” di Italo Calvino, quando l’imperatore dei Tartari interrogava il celebre navigatore sulle città del suo immenso impero.

A quale domanda dovranno rispondere le città del futuro? Quali sono le direttrici dello sviluppo urbano, sulla base delle quali impostare la pianificazione strutturale dei prossimi 20 anni? Oggi e nell’immediato futuro non sarà chiamato a rispondere Marco Polo, ma direttamente i professionisti della progettazione e della realizzazione di spazi urbani. Ci viene in aiuto uno studio condotto da Stantec sui principali trend globali che avranno un impatto importante su ingegneria, architettura e settore delle costruzioni.

Una prima certezza è che il futuro avrà come scenario proprio le città, visto che le persone che vivranno nei centri urbani saranno sempre di più: se nel 2016 era il 54,5% della popolazione mondiale, nel 2030 si arriverà al 60%. Una persona ogni tre vivrà in una città con almeno mezzo milione di abitanti.

In questo contesto, le dimensioni e il numero delle città cresceranno, in particolare in Asia e in Africa (si parla di 31 megalopoli sopra i 10 milioni di cittadini, la maggior parte delle quali in aree in via di sviluppo). Questa trasformazione implicherà grandi cambiamenti nella progettazione e nella gestione della mobilità e nuove infrastrutture green, più inclusive e flessibili, che tengano conto di una popolazione che invecchia, quella nata con il baby boom.

Già questo scenario implica sfide tutt’altro che semplici, ma non dobbiamo trascurare il contesto ambientale in cui viviamo: il cambiamento climatico è ormai in corso.

Le comunità e l’ambiente sono sempre più sotto minaccia per l’incremento demografico, che porterà il nostro Pianeta a ospitare a 9,7 miliardi di abitanti. Le pubbliche amministrazioni e le municipalità dovranno tenere conto di crescenti pressioni ambientali, come la scarsità idrica: secondo l’ONU, già negli ultimi 100 anni il consumo di acqua è più che raddoppiato. Il principale settore a essere chiamato in causa dalle nuove condizioni sarà quello dell’energia, con una transizione inarrestabile verso le rinnovabili. E non possiamo trascurare il fatto che, volenti o nolenti, vivremo in un mondo sempre più instabile politicamente e con forti scossoni negli equilibri internazionali. E dovremo imparare a fare i conti con questo contesto non facile sia come individui sia come aziende.

Sul fronte delle tecnologie, i prossimi decenni vedranno invece il dispiegarsi di tutte le potenzialità dell’Internet of Things, grazie alla completa integrazione tra Big Data, information & communication technology. Anche in questo caso, le città giocheranno un ruolo di primo piano: nei prossimi vent’anni si prevede che, a livello globale, le municipalità investano circa 41 trilioni di dollari per migliorare le loro infrastrutture e trarre i benefici di un network digitale in grado di connettere diversi device tra loro. In questo scenario di grandissimi rivolgimenti, una chiave per mantenere le proprie posizioni di mercato sarà la capacità di coniugare innovazione e design, per migliorare la responsività delle tecnologie.

Quali risposte possiamo proporre a questo mondo in radicale cambiamento?

Il protocollo Envision per la certificazione delle infrastrutture sostenibili, che abbiamo presentato ormai un anno fa in Italia, è sicuramente una pietra miliare in questo percorso di risposta alle esigenze delle città di domani. Naturalmente, la strada è più facile quando anche le istituzioni accompagnano e assecondano questo cammino: in questo senso, il progetto #ItaliaSicura promosso dal Governo italiano può essere un primo passo per superare la logica dell’emergenza a favore della pianificazione strutturale sostenibile.

A livello internazionale, ricordiamo “100 Resilient Cities”, un’ambiziosa iniziativa della Rockfeller Foundation volta a rendere le nostre città sempre più resilienti in vista delle grandi sfide sociali, economiche e ambientali del secolo. Stantec ha sposato da tempo questo progetto e ne è partner, così come la città di Milano che, per diventare resiliente, dichiara come priorità la prevenzione delle alluvioni, la lotta all’inquinamento atmosferico e al cambiamento climatico e la proposta di soluzioni residenziali dignitose e accessibili a tutti i cittadini.

Quello che è certo è che le risposte non verranno da un solo settore: ambiti e attori diversi dovranno imparare a dialogare tra loro per affrontare crescenti complessità. La nostra sfida come progettisti ed esperti di ambiente è grande. Dovremo saper ascoltare, osservare, ragionare e ricordarci che quello che contribuiamo a realizzare con il nostro lavoro è ciò che lasceremo in eredità alle generazioni future.

Sull'autore

Uno dei pochissimi amministratori delegati donna nel settore della progettazione e dell'ingegneria in Italia, Emanuela Sturniolo entra in Stantec nel 1997 subito dopo la laurea in geologia. Ricopre, in seguito, incarichi di crescente importanza e diventa amministratore delegato di Stantec Italia nel 2016. Sostenitrice di una leadership condivisa ed inclusiva come base del successo organizzativo, è convinta che per affrontare continuamente nuove sfide professionali e personali sia fondamentale innescare meccanismi di "solidarietà generazionale" nei team di lavoro. Con oltre 20 anni di esperienza, Emanuela ha contribuito ai maggiori progetti realizzati da Stantec in Italia ed ha lavorato per una serie di importanti clienti nazionali e multinazionali, da Pirelli ad Eni, da Exxon Mobil a General Electric e alle agenzie governative degli Stati Uniti. 

  • Emanuela Sturniolo

    Uno dei pochissimi Amministratori Delegati donna nel settore della progettazione e dell’ingegneria in Italia, Emanuela è in Stantec dal 1997, anno della sua laurea in Geologia.

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