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Un momento di riflessione: salute, sicurezza e ambiente nei progetti industriali ai tempi del COVID-19

26 maggio 2020

di Marco Lassini

La nostra esperienza di questi mesi ci porta a intravedere come sarà il futuro dei progetti del settore industriale e la gestione del rischio, soprattutto di ambiente, salute e sicurezza

Come progettisti, consulenti, project manager continuiamo a lavorare e a portare avanti i nostri progetti in smart working fin dal 24 febbraio, quando è scoppiata l’emergenza COVID-19 in Italia. Abbiamo la fortuna di avere la tecnologia e la mentalità giusta per lavorare bene da remoto e siamo allenati da anni di un consolidato programma di smart working interno e di collaborazione remota tra uffici Stantec e clienti a livello globale. Eppure, anche il nostro lavoro è cambiato, nel modo in cui si gestiscono le relazioni con colleghi, clienti, fornitori, ma anche nella gestione dei rischi e delle priorità, soprattutto quando i progetti comportano responsabilità di cantieri, siti dismessi, stabilimenti produttivi. La nostra esperienza di questi due mesi, che condividiamo in questo blog, ci porta a intravedere come sarà il futuro dei progetti del settore industriale nel nostro Paese e la gestione del rischio, soprattutto di salute, sicurezza e ambiente avrà un ruolo chiaramente predominante in questo nuovo mondo.

Al momento dell’emergenza COVID-19, i nostri team, come sempre, erano operativi con servizi di progettazione, direzione lavori, coordinamento sicurezza, consulenza ambientale su numerosi progetti per società petrolifere e manifatturiere e per Utility del settore energetico, molti strategici per il Paese. In alcuni casi, ci siamo trovati di fronte alla necessità di dover sospendere le attività del sito o del cantiere, mettendolo in sicurezza. In altri casi, eravamo di fronte ad attività annoverate tra quelle a cui il DPCM dell’8 marzo permetteva di continuare ad operare e, dunque, abbiamo dovuto affrontare la grande sfida di lavorare in campo e da desk, in condizioni del tutto diverse rispetto al passato. Quando ci siamo resi conto della portata della situazione in cui ci trovavamo, abbiamo cercato di ascoltare subito i nostri clienti, per capire le loro difficoltà ed esigenze. Priorità è stata data ai cantieri attivi che hanno naturalmente richiesto immediata attenzione: abbiamo ridotto gli spostamenti allo stretto necessario, attuando stringenti procedure di sicurezza in accordo con le linee guida ministeriali, abbiamo implementato nuovi piani per la gestione dei rischi, nuove procedure di salute e sicurezza e, in alcuni casi, redatto dei contingency plan. I nostri clienti nel settore industriale ci hanno chiesto e chiedono anzitutto una mano per rivedere le loro procedure e strategie HSE (Health, Safety, Environment), proteggere i lavoratori, riprogrammare le tempistiche di progetto riducendo i tempi di transizione verso queste nuove modalità operative, programmare le azioni legate alla successiva riapertura del sito, e così via.

In alcuni siti, gestiamo da tempo delle attività legate alle passività ambientali ad essi connesse e, in questi casi, la necessità dei clienti è rivedere le proprie procedure HSE in modo tale da armonizzarle con i recenti provvedimenti ministeriali e definire dei veri e propri piani di transizione che individuino le priorità ambientali ed interventi che possano essere posticipati, il tutto in accordo con le Autorità competenti. Vediamo tutti i giorni la nuova trasformazione che sta vivendo il settore industriale. Prima per far fronte all’emergenza, poi per adattarsi al cambiamento, queste organizzazioni, in varia misura, hanno bisogno di supporto per:

  • Sostenere/riconoscere/accettare il cambiamento (il COVID-19 cambierà il nostro modo di lavorare anche a medio termine);
  • Identificare gli obiettivi chiave per mantenere la rotta verso l'implementazione di azioni durante i cambiamenti (sicurezza per la collettività; sicurezza di ogni singolo lavoratore; rispetto dei requisiti governativi e del cliente, nuove procedure HSE interne, ecc.);
  • Identificare gli scenari di cambiamento possibili, fare previsioni;
  • Pianificare e implementare i cambiamenti;
  • Testare e aggiornare i nuovi piani durante l'implementazione (verificare che il piano sia fattibile in stabilimento o in cantiere; verificare che il piano sia seguito dai lavoratori e non aggiunga ulteriore stress al loro lavoro standard ricordiamo infatti che non si tratterà di una situazione a breve termine, ecc.);
  • Testare e aggiornare in maniera iterativa il piano durante la fase di emergenza.

La nostra esperienza, inoltre, ci ha mostrato come davanti a difficoltà oggettive, la creatività umana mostri un’enorme capacità di reazione. Penso, in particolare, a un nostro cliente internazionale nel settore media e entertainment, per il quale seguiamo da oltre 10 anni un programma internazionale di audit di salute, sicurezza e ambiente presso la loro filiera di fabbriche che producono merchandising portante il loro marchio. Si tratta di un lavoro che in genere facciamo dal vivo, i nostri auditor vanno sul posto, visitano le fabbriche, intervistano i lavoratori, ma come fare in un periodo in cui non è possibile viaggiare? Oltre ad attivare procedure sanitarie più stringenti per gli auditor già presenti sul posto, abbiamo sperimentato gli “audit virtuali”, che hanno visto una collaborazione a distanza in video-conferenza tra il team italiano e i colleghi sul posto. Solo alcune settimane fa questa soluzione, che ha permesso una ragionevole continuità operativa del progetto, sarebbe sembrata una missione impossibile. Invece, la crisi ha sprigionato nuove idee, rotto barriere o pregiudizi verso soluzioni tecnologiche alternative e sottolineato una relazione cliente-fornitore basata su fiducia e flessibilità.

È chiaro, non tutto è sempre facile. La nostra attività da desk procede, ma ci siamo accorti che diversi clienti, ma anche fornitori, non erano attrezzati per lo smart working e ciò a volte ha impatto su tutta la catena progettuale e sul rispetto delle tempistiche. In questi casi, abbiamo rafforzando la comunicazione all’interno del nostro team e verso i clienti facendoci parte attiva a tutti i livelli nella gestione di incontri, discussioni in modalità remota, insomma una forma di “Training on the job” / affiancamento allo smart working per chi in contatto con noi non avesse la stessa famigliarità con lo “strumento”. Abbiamo lavorato tanto sulla pianificazione continua e sulla condivisione di obiettivi comuni con il cliente. Le relazioni umane, ancora una volta, anche se a distanza e se mutuate dalla tecnologia, si rivelano la chiave per progetti di successo.

A queste difficoltà di sistema, se ne aggiunge un’altra silente da non trascurare, che coinvolge sia noi, sia i clienti e i fornitori in smart working e riguarda le conseguenze psicologiche del confinamento sociale in atto e della gestione della vita privata. Si tratta di un ulteriore fattore di stress che rende il lavoro basato su obiettivi e scadenze particolarmente sfidante per ogni lavoratore. Nel riconoscere che anche questo è un importante aspetto di salute e sicurezza sul lavoro, oltre che di coesione del team, Stantec ha esteso l’orario di lavoro e reso la sua fruizione largamente flessibile nell’arco della giornata. Le risorse umane, inoltre, nella figura della Culture Manager, hanno inaugurato un programma di iniziative di condivisione e incontri virtuali volti a supportare le persone in questo periodo di isolamento.  

E per affrontare il tema della salute e sicurezza nello smart working (ergonomia, stress e altri fattori di rischio), che spesso è l’altra faccia del lavoro sul campo, con il supporto della nostra Stantec Academy, abbiamo organizzato dei webinar per aiutare le aziende a gestire un risvolto a volte sottovalutato, ma indirettamente generato dal confinamento sociale legato alla pandemia del nuovo Coronavirus.

  • Marco Lassini

    Marco Lassini è ingegnere civile, e attualmente ricopre il ruolo di Europe Climate Solutions Lead. Ha lavorato come Project Manager e Coordinatore di progetto in Italia, Regno Unito, Cipro, Turchia e Tagikistan.

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