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Consumo di suolo, rinaturalizzazione: Veneto pioniere nella difesa del territorio

26 giugno 2019

di Donato Lucadamo

In Italia in attesa di un rafforzamento delle norme nazionali, le Regioni hanno dettato (in modo più o meno incisivo) disposizioni in materia

Il consumo di suolo (inteso come il passaggio da una copertura non artificiale ad una copertura artificiale del terreno, dovuta a nuovi edifici di qualunque natura e alla infrastrutturazione del territorio) è uno degli aspetti della gestione del territorio, in merito al quale l’Unione europea ha focalizzato l’attenzione da oltre un decennio. Esso, infatti, viene identificato come un indicatore del degrado ambientale, in quanto “un suolo di buona qualità è in grado di esplicare correttamente le proprie funzioni ecologiche, economiche, sociali garantendo la fornitura di peculiari servizi ecosistemici” (ISPRA nella edizione 2017 del rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”). Questi servizi si esplicano in:

  • servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, ecc.);
  • servizi di regolazione e mantenimento (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell'erosione e dei nutrienti, regolazione della qualità dell'acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, riserva genetica, conservazione della biodiversità, ecc.);
  • servizi culturali (servizi ricreativi e culturali, funzioni etiche e spirituali, paesaggio, patrimonio naturale, ecc.).

Non stupisce, quindi, che, data la sua importanza in termini di forniture di beni e servizi all’umanità, il suolo sia oggetto sin dal 2006 di specifiche strategie da parte dell’Unione europea (Strategia tematica per la protezione del suolo), che sono state poi rinnovate fino al “Settimo programma europeo di azione per l’ambiente”, adottato con la Decisione Parlamento europeo e Consiglio Ue del 20 novembre 2013, n. 1386/2013/Ue e valevole fino al 2020, con l’obiettivo del “consumo netto di suolo pari a zero” entro il 2050 (dove, per “consumo netto di suolo” si intende il bilancio tra consumo di suolo, come sopra definito, e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali [dovuto a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro]).

Consumo di suolo: la situazione in Italia e il caso della Regione Veneto

In Italia, la necessità di frenare il consumo di suolo, nell’ottica di mantenere i servizi che esso esplica nei confronti delle comunità, si lega al rischio idrogeologico del paese, che è aggravato dalla vetustà del parco edilizio nazionale, oltre che da piani regolatori insensati e, sovente, interventi edilizi irrispettosi delle norme e del territorio. In Italia, infatti, oltre il 50% delle abitazioni (oltre 16 milioni di unità) è stato costruito prima del 1970, con punte che superano il 75% in alcune città. Questi edifici, inoltre, non sono stati progettati con criteri di efficienza energetica e sono spesso soggetti a rischio sismico anche forte. Su di essi andrebbe, quindi, operata una seria opera di ristrutturazione, risanamento o sostituzione.

In questa ottica risultano utili ulteriori proposte legislative che possano indirizzare il comparto edilizio verso uno sviluppo sostenibile, da attuare attraverso il recupero, la rigenerazione, l’efficientamento energetico e il risanamento antisismico del patrimonio edilizio. Queste attività dovrebbero mirare a ridurre l’effetto più evidente del consumo di suolo, ossia la crescita di aree impermeabilizzate come edifici, capannoni, strade (asfaltate e sterrate), coperture permanenti, altre infrastrutture (porti, aeroporti, ferrovie), ecc. Questo effetto viene misurato attraverso l’indice “consumo di suolo netto”, che valuta il bilancio tra consumo di suolo, come sopra definito, e aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali (dovuto a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro).

In Italia, solo nell’ultima legislatura (iniziata il 23 marzo 2018) sono stati depositati 14 disegni di legge (10 al Senato e 4 alla Camera) in questi ambiti, ma in attesa di un rafforzamento delle norme nazionali, le Regioni hanno dettato (in modo più o meno incisivo) disposizioni in materia.

Tra esse spicca in modo particolare la Regione Veneto, che ha emanato dapprima la legge regionale 6 giugno 2017, n. 14, e, più recentemente, la legge regionale 4 aprile 2019, n. 14 (cosiddetta “Veneto 2050”).

La prima norma (L.R. 14/2017) mira a ridurre il consumo di suolo non ancora urbanizzato, in coerenza con l’obiettivo europeo di azzerarlo entro il 2050. Gli obiettivi della legge sono:

  1. ridurre progressivamente il consumo di suolo non ancora urbanizzato per usi insediativi e infrastrutturali;
  2. individuare le funzioni eco-sistemiche dei suoli e le parti di territorio dove orientare azioni per il ripristino della naturalità;
  3. promuovere e favorire l’utilizzo di pratiche agricole sostenibili, recuperando e valorizzando il terreno agricolo;
  4. individuare le parti di territorio a pericolosità idraulica e geomorfologica, incentivandone la messa in sicurezza;
  5. valutare gli effetti degli interventi di trasformazione urbanistico-edilizia sulla salubrità dell’ambiente, con particolare riferimento alla qualità dell’aria, e sul paesaggio;
  6. incentivare il recupero, il riuso, la riqualificazione e la valorizzazione degli ambiti di urbanizzazione consolidata, favorendo usi appropriati e flessibili degli edifici e degli spazi pubblici e privati;
  7. ripristinare il prevalente uso agrario degli ambiti a frammentazione territoriale, prevedendo il recupero dei manufatti storici e del paesaggio naturale agrario, il collegamento con i corridoi ecologici ed ambientali, la valorizzazione dei manufatti isolati, la rimozione dei manufatti abbandonati;
  8. valorizzare le ville venete antiche e il loro contesto paesaggistico;
  9. rivitalizzare la città pubblica e promuovere la sua attrattività, fruibilità, qualità ambientale ed architettonica.

Questi obiettivi dovrebbero essere perseguiti attraverso le seguenti azioni:

  • riqualificazione edilizia e ambientale attraverso:
  • demolizione integrale di opere incongrue o di elementi di degrado
  • recupero, riqualificazione e destinazione ad ogni tipo di uso compatibile con le caratteristiche urbanistiche e ambientali del patrimonio edilizio esistente, mediante il miglioramento della qualità edilizia;
  • riqualificazione urbana attraverso interventi negli ambiti urbani degradati;
  • riuso temporaneo del patrimonio immobiliare esistente attraverso l’uso temporaneo di volumi dismessi o inutilizzati.

La norma in oggetto affida, inoltre, alla Giunta regionale il compito di stabilire la quantità massima di consumo di suolo, in coerenza con l’obiettivo comunitario di azzerarlo entro il 2050. Questi valori sono stati definiti con la Delibera della Giunta regionale 15 maggio 2018, n. 668, che fissa la quantità massima di consumo di suolo ammesso nel territorio regionale e la sua ripartizione per ambiti comunali o sovracomunali omogenei.

I Comuni devono recepire le indicazioni di cui sopra entro 18 mesi dalla pubblicazione della DGR 668/2018, attraverso una variante di adeguamento dello strumento urbanistico generale (PRG o PAT).

Per favorire il raggiungimento dell’obiettivo della progressiva riduzione del consumo di suolo la L.R. 14/2017 prevede anche l’istituzione di Fondo regionale per:

  • il rimborso delle spese di progettazione degli interventi previsti nei programmi di rigenerazione urbana;
  • il finanziamento delle spese per la redazione di studi di fattibilità urbanistica ed economico-finanziaria di interventi di rigenerazione urbana;
  • il finanziamento delle spese per la demolizione delle opere incongrue.

Nell’ottica di promuovere ulteriore la spinta al contenimento del consumo di suolo, la Regione Veneto ha emanato la L.R. 14/2019 (“Veneto 2050”), i cui interventi principali sono:

  • la promozione di processi di rinaturalizzazione del suolo, attraverso la concessione di incentivi a chi demolisce manufatti incongrui o degradati e riporta allo stato naturale o semi naturale luoghi prima antropizzati;
  • il rilancio del Piano casa con premi in aumento di cubatura per chi amplia edifici, ristrutturandoli in maniera efficiente, e per chi demolisce e ricostruisce edifici mirando all’efficienza energetica e all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.

La rinaturalizzazione del suolo consiste in un intervento di restituzione di un terreno antropizzato alle condizioni naturali o seminaturali, attraverso la demolizione di edifici e di superfici impermeabili e l’eventuale bonifica ambientale con l’obiettivo di consentire il naturale deflusso delle acque meteoriche, che, ove possibile, dovrebbero raggiungere la falda acquifera. A questo scopo, la norma prevede la concessione di crediti edilizi, che saranno erogati dai singoli Comuni e potranno essere commercializzati. Il rilancio del “Piano casa” concede la possibilità di ampliare edifici esistenti o di demolire e ricostruire edifici esistenti, a condizione di migliorare l’efficientamento energetico, installare impianti a fonti rinnovabili, usare tecniche innovative di costruzione, usare materiali di recupero, sistemi di isolamento acustico o misure di recupero dell’acqua piovana.

La Regione Veneto si pone, dunque, all’avanguardia nella lunga strada che il nostro Paese deve percorrere per contrastare il consumo di suolo e il rischio idrogeologico che caratterizza il suo territorio. L’auspicio è che anche il legislatore nazionale promulghi degli interventi coerenti e armonizzanti in questa direzione.

  • Donato Lucadamo

    Donato Lucadamo, geologo con oltre 20 anni di esperienza, si occupa di caratterizzazione ambientale di terreni e acque, modellizzazione di flusso e trasporto degli inquinanti negli acquiferi e svolge consulenza tecnica in materia di rifiuti.

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