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La figura dell’ingegnere: ieri e oggi

21 febbraio 2023

di Claudio Belforti

Un viaggio negli ultimi trent’anni di storia dell’ingegneria in compagnia di Claudio Belforti

Ingegnere Idraulico da 35 anni, Claudio è cresciuto con l’azienda quando ancora non era Stantec, quando ancora non esistevano software di progettazione e le opere nascevano dai disegni su carta.

In questa intervista ci racconta il passato, il presente e il futuro della progettazione, riconsegnandoci uno spaccato di com’era Stantec 30 anni fa, com’è oggi e dei progetti che hanno accompagnato questa evoluzione.

Hai raggiunto un traguardo che non tutti possono vantare: 35 anni in Stantec. Qual è il tuo primo ricordo quando sei arrivato in azienda?

Quando sono arrivato, 35 anni or sono, sono entrato in una (allora) piccola società di ingegneria che collaborava con altre società e imprese specializzate nella depurazione delle acque.

Ricordo il grande fermento di quel tempo, la voglia di fare e la grande umanità delle persone con cui lavoravo, il clima famigliare e di grande collaborazione a tutti i livelli.

Col tempo quella piccola società di ingegneria ha cominciato a crescere e così sono arrivato, con soddisfazione, alla grande società che Stantec rappresenta oggi.

Qual è il progetto di cui vai più fiero?

Scegliere fra tanti non è semplice  ma quello che ricordo più vivamente, per il grande lavoro di gruppo, è stata la Progettazione per ACEA Pinerolese (oggi SMAT). Insieme al team di lavoro, abbiamo sviluppato dal nulla l’ampliamento del depuratore di Pinerolo-Porte, il nuovo depuratore di Cavour e tutta la rete dei collettori al servizio dei depuratori.

La nostra attività ha toccato tutti i passaggi indispensabili per la realizzazione di queste opere: gli studi di fattibilità, la progettazione preliminare, la progettazione definitiva con partecipazione alle conferenze di servizio regionali, lo sviluppo della progettazione esecutiva (non usuale ai tempi), la direzione dei lavori e in ultimo tutti gli aspetti legati alla sicurezza in cantiere.

Ricordo ancora con grande gioia la soddisfazione che tutti noi abbiamo provato nel vedere che quanto ideato sulla carta era diventato realtà e la sensazione di aver contribuito, nel nostro piccolo, allo “Sviluppo di un mondo migliore …..”.

Progettare oggi e trent’anni fa: quanto è cambiato e cosa invece ti sembra essere rimasto uguale?

La progettazione di trent’anni fa era più “semplice”, si basava su schemi già consolidati legati all’esperienza dei professionisti e sulla possibilità di attingere dalle esperienze dei  colleghi inglesi venuti in Italia per aiutare a sviluppare un mercato di ingegneria ambientale/ecologica.

Oggi è cambiato molto e, anche a seguito delle nuove normative, si è arrivati alla necessità di sviluppare una progettazione “esecutiva” sempre più dettagliata e organizzata in varie specializzazioni e discipline, che distingue la chimica dalla meccanica, la geologia dalla geotecnica e così via.

Il ruolo del “progettista” comincia a inglobare sempre più competenze diventando il  centro di nuove iniziative, che in precedenza erano una prerogativa quasi esclusiva delle “imprese” di settore.

Poche cose sono rimaste uguali, forse nulla, grazie alla disponibilità sul mercato di “software” di ogni tipo che consentono al progettista di sviluppare celermente tutte le componenti di un progetto: dal calcolo, al disegno (oggi col metodo BIM), alla computazione delle opere e alla pianificazione di tutte le attività.

Oggi c’è un “programma” per tutto e l’abilità sta nel saperli usare al meglio. I nuovi strumenti BIM, in particolare, danno la possibilità di raccogliere, combinare e collegare tutti i dati di un’opera  consentendo al progettista di ideare e modificare rapidamente ogni soluzione.

Oggi c’è un “programma” per tutto e l’abilità sta nel saperli usare al meglio.

Quale consiglio ti senti di dare ai giovani colleghi che si approcciano per la prima volta al mondo del lavoro con noi?

Di appassionarsi a quello che stanno facendo, di continuare a studiare perché non si finisce mai di imparare (non è una frase fatta…), di essere curiosi, di non abbandonare i propri obiettivi e di trovare un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata.

Infine, di aiutare i colleghi perché non ci deve essere solo competizione. Molti miei colleghi oggi sono amici e l’amicizia aiuta a superare le difficoltà che si incrociano durante il percorso, aiuta a superare le nuove sfide, ad essere ottimisti e consapevoli che quello che si sta facendo con il proprio lavoro contribuirà ad avere una società migliore.

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  • Claudio Belforti

    Claudio è Ingenere Civile con 35 anni di esperienza nei campi dell’ingegneria ambientale e industriale. Ha lavorato alla progettazione di impianti di depurazione, smaltimento rifiuti e bonifiche occupandosi anche del Coordinamento Sicurezza.

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