Skip to main content
Start of main content

Acqua per tutti: come superare i 3 grandi fattori di stress per un futuro sostenibile

18 dicembre 2023

di Arthur Umble and Mara Dal Santo

Con “Imagine a day without water” discutiamo del rischio idrico e delle soluzioni per garantire la disponibilità di acqua a livello globale

Questo articolo, tradotto dall’inglese, è stato pubblicato originariamente sul blog internazionale di Stantec.  Traduzione e adattamento di Mara Dal Santo.

Ci sarà abbastanza acqua accessibile per il nostro mondo nei prossimi decenni? Un futuro idrico globale sostenibile potrebbe essere più semplice di quanto pensiamo: ridurre la nostra impronta ecologica, usare meno acqua.

Sebbene molti concordino sul fatto che questo sia fondamentale, non è facile da metterlo in pratica. Si individuano qui tre grandi fattori di stress che incidono sulla disponibilità di acqua: la crescita della popolazione nelle aree urbane, le complessità socioeconomiche associate ai regimi idrici transfrontalieri e il clima che cambia.

Analizziamo ciascuno di questi principali fattori di stress e l'influenza che ciascuno di essi ha sulla disponibilità di acqua al fine di proporre delle risposte. Risposte che vanno al di là delle soluzioni convenzionali, risposte che risiedono nelle abitudini e nelle politiche che riducono la nostra apparentemente inestinguibile sete di acqua e cambiano il modo in cui costruiamo comunità e città vivibili.

Lo stress idrico non riguarda più solo la disponibilità di acqua. Riguarda il nostro consumo di acqua e il modo in cui questo consumo sta superando la nostra disponibilità.

Lo stress idrico non riguarda più solo la disponibilità di acqua. Riguarda il nostro consumo di acqua. Si tratta anche del modo in cui la domanda supera l'offerta, del modo in cui i fattori socioeconomici influenzano lo squilibrio tra domanda e offerta di acqua e del modo in cui le popolazioni crescono e si spostano nelle aree urbane. In molte aree urbane del mondo non sono presenti infrastrutture sufficienti per consentire un accesso adeguato e equo all'acqua.

È un tema sempre attuale che ogni anno, da nove anni, viene discusso ad ottobre con la campagna “Imagine a day without water”. Questa ricorrenza sottolinea l'importanza critica dell'acqua nella nostra vita e invita a investire nelle infrastrutture e a garantire un'erogazione equa dell'acqua. Questo in linea anche con Obiettivo 6 fissato dalle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile nell’agenda 2030: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

Parliamo dei tre principali fattori stressogeni che ostacolano un futuro idrico resiliente e delle soluzioni necessarie per garantire a tutti un accesso sicuro all'acqua.

Fattore stressogeno 1: crescita della popolazione globale e urbanizzazione

L'urbanizzazione, ovvero il movimento della popolazione dalle aree rurali alle città, ha creato una sfida per la disponibilità di acqua. Mentre le città crescono in tutto il mondo, ce ne sono centinaia che non hanno abbastanza infrastrutture idriche e in alcuni casi sono carenti della risorsa stessa, per sostenere questa crescita.

Secondo i dati della Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, entro il 2050 potremmo assistere a un aumento del 50-80% della domanda idrica urbana, che potrebbe portare oltre 2 miliardi di abitanti delle città a dover affrontare la scarsità idrica. A Nuova Delhi, in India, si prevede una  crescita della popolazione fino a 36 milioni entro il 2030. Attualmente, la domanda d'acqua nella capitale indiana, pari a 4 miliardi di litri al giorno giorno,- sta già superando l'offerta (3 miliardi di litri al giorno). Anche Bangalore, nel sud, diventata polo tecnologico del Paese è cresciuta notevolmente di dimensioni. Ma le infrastrutture del sistema idrico e fognario della città non riescono a tenere il passo con la crescita demografica. Quale sarà la soluzione?

Italian Newsletter Subscribe

L'urbanizzazione ha creato difficoltà nella disponibilità di acqua.

Negli Stati Uniti, la rapida crescita della popolazione e le infrastrutture obsolete hanno messo a dura prova diversi sistemi idrici. Si è assistito a crisi idriche in luoghi come Flint, Michigan, e Newark, New Jersey, dove l'acqua è disponibile, ma le infrastrutture inadeguate la rendono poco accessibile.

In italia, attualmente, la sovrappopolazione non è il fattore trainante della crisi idrica, visto il declino nel numero della popolazione iniziato nel 2014. Tra il 2014 e il 2022  infatti, la popolazione italiana è passata da 60 millioni e 792 mila abitanti a  58 milioni e 851mila unità (ISTA, 2022). Tuttavia, l'Italia ha una delle impronte idriche più alte d'Europa, superiore del 66% alla media mondiale, fattore che, unito a infrastrutture talora obsolete con importanti perdite dalla rete di distribuzione, contribuisce enormemente allo stress idrico del paese.

Globalmente, sebbene il cambiamento del clima sia un fattore che influisce sulla quantità d'acqua disponibile, esso contribuisce per meno del 5% allo stress idrico vissuto da molte città. Lo stress è il risultato diretto della domanda di consumo e della mancanza di infrastrutture idriche adeguate.

Fattore stressogeno 2: acque transfrontaliere e sfide socioeconomiche

I confini dei bacini idrici di solito non corrispondono ai confini politici e questo può portare a tensioni geopolitiche transfrontaliere. Soprattutto quando le città crescono e sfruttano aree più vaste dei bacini idrici.

Ad esempio, supponiamo di vivere in un Paese e di trovarci a valle di un bacino idrico. La parte superiore del bacino si trova nel Paese confinante. Le azioni del Paese confinante  possono influire pesantemente sulla disponibilità di acqua per il Paese in questione situato a valle idrologica.

Il cambiamento climatico può giocare un ruolo importante anche nelle questioni geopolitiche. Se il cambiamento climatico altera l'andamento delle precipitazioni, potrebbe significare che l'acqua disponibile per entrambi i Paesi è minore. Il Paese a monte avrà bisogno di conservare l'acqua più che mai e questo avrà un impatto sulle popolazioni a valle. Inoltre, poiché il cambiamento climatico influisce sulla prevedibilità della disponibilità di acqua, i Paesi potrebbero voler creare infrastrutture, come dighe o sistemi di prelievo, per stoccare l'acqua di cui hanno bisogno per compensare le incertezze. Anche questo potrebbe portare a tensioni geopolitiche.

Si pensi, ad esempio, a quanto sta accadendo con diga Grand Ethiopian Renaissance e alla sua influenza sul fiume Nilo. Poiché il cambiamento climatico ha influito sulla quantità d'acqua disponibile nella valle del Nilo, l'Etiopia ha risposto all'incertezza climatica costruendo la diga più grande dell'Africa. Ma questo potrebbe portare a problemi per i Paesi a valle - Egitto e Sudan - perché ora c'è meno acqua che fluisce. Una città come il Cairo fa affidamento su questa fonte d'acqua da millenni. Come influirà la diga sulle relazioni tra i Paesi? Le tensioni sono già in aumento. 

La nostra domanda globale di acqua pro capite deve diminuire. Finché non lo farà, le aree sottoposte a stress idrico non potranno che peggiorare.

Un esempio italiano di gestione delle acque transfrontaliere è rappresentato dalla città di Gorizia. In seguito agli esiti della Seconda Guerra Mondiale, Gorizia non poté più accedere alla fornitura idrica dei pozzi rimasti al di là del confine stabilito dal Trattato di Pace di Parigi sottoscritto il 10 febbraio 1947. Successivamente sono stati intrapresi degli accordi per l’approvvigionamento idrico. Ad oggi, Gorizia ha a disposizione fonti idriche proprie, ma l’impianto di Fontefredda mette comunque a disposizione una riserva.

La tematica degli acquiferi transfrontalieri viene affrontata dal Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022. Lontano da voler esprimere un giudizio, l’acqua rimane un diritto per tutti al di là dei confini. L’approccio scelto dagliSstati e la predisposizione all’apertura dei proprii “confini e orizzonti” permetterà di costruire una società di pace, quelli che alcuni hanno definito la pace blu.

Fattore stressogeno 3: cambiamento climatico e impatto sull'agricoltura

Parliamo poi del cambiamento climatico. Con l'aumento della popolazione, ci sono più persone da sfamare. Ma i cambiamenti climatici stanno influenzando pesantemente il settore agricolo.

Poiché il clima modifica le pratiche agricole convenzionali, la produttività dell'agricoltura è in declino. Man mano che la produttività della terra cambia, gli agricoltori non possono più operare con i metodi convenzionali. Venderanno la loro terra e si trasferiranno in città per trovare un nuovo lavoro? Le generazioni successive continueranno a coltivare?

Italian Newsletter Subscribe

Con l'aumento della popolazione delle nostre città, ci sono più persone da sfamare. Ma il cambiamento climatico sta influenzando notevolmente il settore agricolo.

Prendiamo ad esempio il bacino del fiume South Platte, nel nord-est del Colorado e del Nebraska. Questo bacino produce il 75% del cibo coltivato in Colorado. Ma i cambiamenti climatici hanno modificato i modelli delle precipitazioni, determinando periodi di siccità più lunghi e una maggiore imprevedibilità nella frequenza e nella tempistica delle precipitazioni che si verificano. Di conseguenza, le radici delle piante in questo bacino vedono meno acqua "verde", cioè l'acqua nelle zone superiori del suolo, e la produttività complessiva delle colture è in declino. Entro il 2050, si prevede che l'acqua verde sarà esaurita al 100% in porzioni significative delle aree più produttive del fiume South Platte. E queste aree potrebbero non sostenere più la produttività agricola di oggi.

Con un'agricoltura meno affidabile, le fonti di cibo diventano più incerte, anche se ci sono più bocche da sfamare.

I dati ISPRA contenuti nel modello idrogeologico BIGBANG mostrano che la disponibilità di risorse idriche naturali nel 2022 è ai minimi storici dal 1951 (221.7 mm). Questo dato si inserisce in una tendenza su più larga scala che vede la risorsa idrica media diminuire tra il 1951 1 il 2022 da 500 mm a 440 mm.

La diminuzione della risorsa idrica rinnovabile è ascrivibile ad una diminuzione delle precipitazioni ed un aumento dell’evapotraspirazione. In Italia, il 2022, la precipitazione media annua raggugliata al territorio nazionale è stata la più bassa dal 1951 con 719.1mm. Questo dato, rapportato al valore medio annuo del periodo 1951-2022 di 949.9 mm presenta un deficit di precipitazioni di circa – 24% (ISPRA, 2023). Uno degli indici utilizzati per caratterizzare la siccità in Italia è lo Standardized Precipitation Evapotranspiration Index (SPEI) (Vincente-Serrano et al., 2010). Questo indice tiene conto di precipitazione e temperatura attraverso la variabile idrogeologica P-PET, costituita dalla differenza tra precipitazione ed evapotraspirazione (Mariani et al., 2018) su un periodo di 12 mesi (SPEI12). Basandosi su tale indice, in tempi recenti, è stata registrata una siccità estrema (SPEI < -2) nel 2017 e nel 2022. In basi ai dati della serie 1951-2022, sebbene il 2022 non sia stato l’anno più siccitoso a livello nazionale, è stato certamente uno dei più impattanti.

In futuro, da dove verrà la nostra acqua?

Come possiamo risolvere questi problemi? Le risposte sono: soluzioni ingegneristiche, soluzioni politiche, scelte individuali.

Le soluzioni ingegneristiche comprendono dighe e serbatoi di accumulo, sistemi di Management of Aquifer Recharge (MAR) desalinizzazione dell'acqua di mare e salmastra, trasferimenti tra bacini, infrastrutture sostenibili, raccolta dell'acqua piovana, utilizzo di risorse idriche non convenzionali come le acque sottoposte a depurazione, riduzione del commercio virtuale dell'acqua, pratiche agricole sostenibili e altro ancora. Non tutte le soluzioni sono disponibili in ogni regione, tutte andrebbero valutate globalmente nell’intero ciclo di vita e con un’attenta analisi di costi e benefici (per esempio è il caso della desalinizzazione dell’acqua e dell’utilizzo di acquiferi fossili). Per molte delle aree che si trovano ad affrontare condizioni di stress idrico, tuttavia, l'accessibilità economica può rappresentare un problema.

Dobbiamo quindi prendere in considerazione anche soluzioni politiche e di giustizia in materia idrica. Dobbiamo monitorare la crescita demografica, limitare l'urbanizzazione, implementare la conservazione dell'acqua, ridurre le perdite, promuovere pratiche di irrigazione sostenibili, dare un prezzo all'intero valore dell'acqua e utilizzare una pianificazione urbana e comunitaria regionale integrata. In una parola: sostenibilità.

Italian Newsletter Subscribe

Quando ridurremo la domanda globale, avremo più acqua disponibile.

E infine, un modo efficace per rendere disponibile l'acqua? Riducendo il nostro consumo. Ed è quello che devono fare tutti, sia chi vive in aree con scarsità d'acqua sia chi abita in aree ricche d'acqua. Negli Stati Uniti, una persona media consuma tra gli 300 e i 400 litri al giorno. Un italiano residente in una città metropolitana consuma all’incirca 240 litri, chi vive in una città cinese, consuma in media meno di 200 litri al giorno. Dobbiamo ridurre il nostro consumo personale di acqua pro capite, in modo da renderla disponibilea tutti. E non si tratta solo di consumi individuali: le aziende, i governi, le imprese commerciali, le istituzioni, le industrie e altre entità potrebbero analizzare e modificare il modo in cui consumano e utilizzano l'acqua.

La nostra domanda globale di acqua pro capite deve diminuire. Finché non lo farà, le aree sottoposte a stress idrico non potranno che peggiorare e il cambiamento climatico continuerà a influenzare l'agricoltura in modo più significativo, riducendo la disponibilità. di cibo, e di acqua.

Anche se spaventoso, questo scenario deve spingere all'azione. Campagne come "Imagine a Day Without Water", mettono in evidenza l’urgenza dellagestione sostenibile responsabile dell'acqua.

Quando ridurremo la domanda globale, avremo più acqua disponibile. Con la cooperazione di singoli, imprese e Stati si potrà garantire un futuro in cui l'acqua scorra per tutti.

Italian Newsletter Subscribe
  • Arthur Umble

    As the lead for Stantec's Institute for Applied Science, Technology & Policy, Arthur’s position involves developing strategies and providing solutions for complex wastewater treatment challenges.

    Contatta Arthur
  • Mara Dal Santo

    Geologa, appassionata della terra (e della vita), Mara cerca di ridurre al minimo la sua impronta ecologica. Da 10 anni è consulente ambientale di Stantec Italia, specializzata nella gestione di bonifiche.

    Contatta Mara
End of main content
To top